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Lo sgarro e i sensi di colpa: che matrimonio infelice!

Su una cosa siamo tutti d’accordo: l’aspetto più bello della dieta è il giorno dello sgarro. Già, perché, dopo un’intera settimana passata a desiderare l’inverosimile – non so te, ma a me basta iniziare una dieta per avere le voglie più assurde –, arriva finalmente la libertà. Sembra tutto perfetto, non è così? Eppure, è una verità universalmente riconosciuta che, nel mondo del maiunagioia, uno dei più celeberrimi matrimoni veda protagonisti proprio lo sgarro e i sensi di colpa.

Oltre a chiedermi come mai alla cerimonia nessuno abbia alzato la mano per dire “io mi oppongo per sempre, altroché“, mi incuriosisce anche capire come si sia arrivati a questa unione e perché. Insomma, qual è il punto di partenza che ci porta, ancora oggi, a vivere il giorno del pasto libero con l’ombra assillante del senso di colpa?

Scopriamolo insieme!

L’idea della privazione

Non importa a quanti anni tu abbia iniziato a seguire la prima o, addirittura, se ne abbia mai fatto una. Tutti conoscono l’assioma per eccellenza della dieta: senza privazione e sofferenza, non può funzionare.

Perché dovrebbe essere altrimenti, del resto?!

Ci sono cibi buoni e cibi cattivi. E, se ti è successo di abusare dei secondi, il solo rimedio disponibile è vivere a base dei primi e pregare che funzioni. Altrimenti, ti aspettano soltanto il disprezzo sociale e, soprattutto, un corpo non in linea con gli standard di bellezza.

Quindi, deposte le forchette, potrai mettere nel piatto soltanto alimenti verdi e sani. Eviterai i carboidrati, ovviamente. E dirai addio alle tue pietanze preferite.

Inizia, insomma, un lungo percorso di sacrifici per ottenere salvezza dalla gogna personale e sociale e che sa di privazione in una forma quasi ascetica.

L’ossessione per il cibo tra desideri e timori

Fragole scritta Love
Foto di BiLouis Hansel su Unsplash

Se le cose stanno così, non deve stupire che il giorno dello sgarro sia vissuto con grandissima aspettativa ma anche con paura. Si crea un mix di sensazioni contrastanti con cui non è semplice fare i conti e rispetto al quale non si sa sempre come reagire.

Se da una parte non vedi l’ora di concederti il lusso di mangiare ciò che vuoi senza l’obbligo di grammature, dall’altra non puoi fare a meno di essere ossessionato dai dubbi. E se rovinassi tutto? E, se dopo una settimana di sacrifici, annullassi i risultati che hai faticosamente ottenuto?

Forse, dovrei mangiare solo mezza pizza.

Se mangio tutto quello che ho nel piatto ma salto il dolce, forse posso evitare di fare troppi danni.

Magari, domani recupero con una corsa o un allenamento bello intenso.

D’un tratto, il cibo si trasforma in un nemico e l’entusiasmo di un minuto prima si smorza. Ed entri in una spirale ossessiva in cui i tuoi pensieri non smettono un attimo di rincorrersi e un’azione semplice come il mangiare ti risulta tutto fuorché innocua o naturale.

In qualche modo, tutto inizia e finisce col cibo.

Pensi al giorno dello sgarro per un’intera settimana, immaginando le bontà che ti concederai. E, tuttavia, giunto il momento, il cibo ti sembra proprio la prima cosa da respingere.

Alla fine, ti ritrovi a non sapere cosa fare.

Lo sgarro e i sensi di colpa: perché sono così legati?

piatto di insalata mista
Foto di BiLouis Hansel su Unsplash

È la domanda che ci facciamo tutti senza essere capaci di darci una risposta, il che è a dir poco frustrante. Se dopo un successo troviamo giusto concederci uno sfizio (un capo d’abbigliamento, un taglio di capelli, una giornata di puro relax), sembra del tutto irrazionale che lo sgarro e i sensi di colpa si uniscano per rovinarti la festa al termine di una settimana di dieta.

Sembra, appunto, ma non lo è.

Sei così abituato a pensare che l’unico modo per avere un rapporto sano col cibo e ottenere un bel fisico sia rinunciare a ogni piacere che non ti lasci sfiorare dal dubbio che, in realtà, possa esserci qualcosa di sbagliato nel meccanismo.

E sai dove sta l’errore? Proprio nel vivere l’alimentazione con così tanto conflitto.

Non scenderò nei dettagli della diseducazione alimentare, ma ti dico sin d’ora che la sana alimentazione e la privazione non coincidono. E che il legame tra lo sgarro e i sensi di colpa esiste come frutto di un’alterata percezione del rapporto col cibo.

Se non ti fosse stato insegnato che l’unico modo per stare bene con te stesso consiste nell’avere un corpo magro e che per ottenerlo bisogna rinunciare al bello della vita, non ti saresti mai trovato a fare i conti con una distorsione simile. E, probabilmente, non avresti neppure sentito la necessità di uno sgarro.

A quel punto, i sensi di colpa non avrebbero avuto motivo di esistere.

In un mondo ideale…

In un mondo ideale, basterebbe prendere consapevolezza del problema per ritenerlo risolto e, in quattro e quattr’otto, lo sgarro e i sensi di colpa smetterebbero di farti penare.

Nella realtà, però, non è così semplice.

Come molti altri, io vivo un rapporto conflittuale col cibo (e con il mio corpo) da che ho memoria. Mi sono stati inculcati gli stessi principi che conosci tu e, nel tempo, se ne sono addirittura aggiunti altri più pressanti. Ad esempio, non mangiare i carboidrati la sera, o evitare qualsiasi cosa dolce diversa dal cioccolato fondente, o non permettersi mai di allentare la presa sull’alimentazione.

Da questa costante stratificazione di regole inflessibili, nascono i miei disturbi alimentari.

Negli ultimi tempi, dopo aver individuato il problema con la mia psicoterapeuta, ho provato a modificare le regole su cui si fonda il mio rapporto col cibo. Mi sono detta, quindi, che la scelta dell’intuitive eating (o alimentazione intuitiva) potesse fare al caso mio. Scardinare, però, una vita di convinzioni sbagliate non avviene dalla notte al giorno e, ancora adesso, faccio fatica.

Nonostante i miei sforzi, sgarro e sensi di colpa rimangono una costante ineliminabile della mia vita.

Cosa ci dicono i sensi di colpa…

ragazza con forchetta in primo piano
Foto di Helena Lopes su Unsplash

Il linguaggio della nostra mente è spesso criptico e sottile. Per questo, non siamo bravi a cogliere e interpretarne i segnali. Eppure, i sensi di colpa hanno un significato e, in un certo senso, mirano a proteggerci, anche se nel modo sbagliato. Tutte le volte che ti si chiude lo stomaco e aumenta il battito cardiaco all’idea del numero di calorie che stai per ingerire, ciò che la mente sta tentando di fare è aiutarti a seguire le regole che conosce.

Immagina di essere il membro di una comunità che si regge su alcuni capisaldi imprescindibili. Sai che fare x è giusto e fare y è sbagliato; e nessuno ti ha mai detto il contrario. Come ti sentiresti se improvvisamente vedessi un tuo caro amico sul punto di fare y? Spaventato e preoccupato, con buone probabilità. E saresti guidato dal bisogno di intervenire per impedirgli di cacciarsi nei guai.

La mente fa lo stesso, quando percepisce che ti stai esponendo a un pericolo.

Nel caso del cibo, la minaccia che immagina è data dall’annullamento di tutti i progressi fatti e dal mancato dimagrimento, che sa essere il più importante degli obiettivi – l’unica cosa giusta.

Ecco perché lo sgarro e i sensi di colpa vanno a braccetto!

Lo sgarro, infatti, rappresenta il momento in cui rischi di allontanarti dalla meta e i sensi di colpa sono nient’altro che lo strumento migliore per indurti a evitare di cedere.

… e come rispondere loro?

Ragazza con luce a forma di cuore
Foto di Bart LaRue su Unsplash

La prima risposta che mi viene in mente è di spingerti ad essere gentile con te stesso, tutte le volte che i sensi di colpa sembrano avere la meglio e rovinarti un momento tanto atteso. Non c’è nulla che non vada in te e, anzi, ciò che provi è più che naturale e condiviso da molte altre persone.

Quindi, non darti addosso e non criticarti, mi raccomando.

La sola cosa che tu possa fare davvero, oltre a mostrarti comprensivo, è ammettere che vivere in questo modo il rapporto col cibo non sia sano e prometterti di provare a fare qualcosa in merito. Poco alla volta, con ostinazione, ne uscirai! Non devi avere fretta, infatti, altrimenti esiste la possibilità di vederti piombare nel guado di un’insoddisfazione ancora più profonda.

Ciò che devi tenere a mente, in momenti simili, è che un comportamento consolidato nel corso di tanti anni non può essere smantellato in pochi giorni o settimane. Occorre molto più tempo per insegnare alla tua mente regole diverse e altrettanto affinché si cementino.

È questo che continuo a ripetermi anch’io, ogniqualvolta inciampo e casco e sono costretta a ricominciare daccapo. Mi dico che devo portare pazienza e che il risultato varrà gli sforzi spesi a ricostruire una relazione sana con il cibo; ma anche che è bello che la mia mente provi a proteggermi così strenuamente dai pericoli.

Se proprio dovessi darti un consiglio per affrontare lo sgarro e i sensi di colpa, oltre a suggerirti di affidarti a una dietista, ti direi questo: abolisci il concetto di sgarro dal tuo vocabolario e vivi le voglie del tuo corpo in piena legittimità. Considera il pasto libero come un premio per aver superato una settimana di faccende e impegni molto tosti e come un’occasione per goderti un sapore che richiama alla mente bei ricordi.

Sgancia il concetto di libertà da quello di violazione.

Se ti concedi una coccola, non stai facendo del male a nessuno, men che meno a te stesso. Stai solo esplorando le infinite possibilità che ti offre la vita in una delle sue versioni più goderecce.

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